Gli ultimi sono stati giorni intensi.
E’ da un po’ di anni che ragiono sul concetto di gamma emotiva. O forse dovrei dire delta emotivo, volendo fare una questione alfabetica.
Comunque, mettiamola cosi’.
Nel mio ragionamento, la gamma emotiva e’ la distanza tra il picco di massima felicita’ e il picco di massima infelicita’ in un giorno, dalla sveglia alla nanna.
Quindi, un giorno intero sotto sedativi significherebbe gamma=0.
Un giorno in cui seguo l’estrazione del superenalotto in tv, scopro di aver vinto 65 milioni di euro e nell’esultanza mi taglio una mano col biglietto vincente fa probabilmente gamma=100. E non ditemi che un biglietto non puo’ tagliare, io mi sono fatto male con ogni genere di carta, persino con la scatola della pizza a domicilio.
Ora, un periodo caratterizzato da Gamma Emotiva Media moderata io lo chiamo sereno.
Un periodo caratterizzato da Gamma Emotiva Media elevata io lo chiamo intenso (non abbrevio perche’ se scrivo GEM qualcuno urla “sono una cantante” e il ragionamento mi va in vacca).
Si potrebbero anche definire rispettivamente noioso e delirante, ma non amo particolarmente le meta’ vuote dei miei bicchieri.
E poi ci sono dei fattori che influenzano questa gamma.
Innanzitutto c’e’ una predisposizione individuale a oscillazioni grandi o piccole che fa si’ che, ad esempio, il Greco schizzi dall’euforia alla depressione e ritorno nel giro di dieci minuti e le altre persone presenti nella stessa stanza no.
Ma ci sono anche fattori esterni (in una vita precedente mi insegnarono a chiamarli “esogeni”).
Per esempio, credo che un rapporto sentimentale stabile contribuisca ad abbassare la gamma sensibilmente. Un po’ come un anestetico.
Invece vivere in Medio Oriente ma cio’ nonostante al freddo, consumando insensate quantita’ di legumi e badando a un gatto fuggiasco, mangione e ruffiano ha fatto impennare la mia gamma senza preavviso.
E infatti, gli ultimi sono stati giorni intensi.
Ho scoperto di essere sordo. Non solo, come e’ gia’ noto, da un punto di vista uditivo.
Temo di essere quel proverbiale sordo che non vuol sentire. Per esempio, qualche tempo fa eravamo a casa:
Stefano: Oh, stanno sparando.
Io: Chi?
Stefano: Non lo so. Non hai sentito gli spari?
Io: No.
Stefano: Ma se hanno appena sparato.
Io: Ma che stai a dire?
(Raffica)
Stefano: Hai sentito adesso?
Io: Hm, si’. Ma sara’ un matrimonio!
(Raffica)
Abbiamo ragionato un po’ sulla possibilita’ di distinguere dal suono lo scontro a fuoco dalla festa e conveniamo che l’unico modo attendibile sia andare a domandare. Tipo:
Io e Stefano: Scusate…matrimonio o sparatoria?
Poi stasera ne e’ successa un’altra:
Stefano: Che botto!
Io: Che?!
Stefano: Non hai sentito?
Io: Cosa?
Stefano: Non lo so, ma sembrava l’impatto di una cosa dura sulla lamiera.
Io: Tipo macchina contro muro?
Stefano: Oppure pietra contro macchina.
Beh, in ogni caso, domani qualcuno avra’ bisogno di un carrozziere.
A tal proposito.
Noi abbiamo due amici Kamal, uno di 27 anni e uno di 50, uomo di voce e gestualita’ teatrali che chiamiamo venezianamente Kamal Grande.
Kamal Grande e’ un jerusalemite, ovvero un palestinese di Gerusalemme. Grazie alla sua ID speciale, puo’ entrare nella capitale di Israele pur non essendone cittadino e ne approfitta per fare il tassista col suo minivan. Circa una settimana fa, una pietra lanciata da un colono israeliano gli ha colpito e incrinato il lunotto anteriore mentre guidava il suo mezzo. Il povero Kamal Grande affronta l’esborso e lo fa sostituire.
Poi, qualche giorno fa, con a bordo sua moglie e 4 sorelle, tutte munite di velo, viene raggiunto da un’altra pietra di un altro colono (stavolta di sesso femminile) che colpisce il nuovo parabrezza riducendolo in analogo stato. Il paziente Kamal potrebbe accostare, scendere dall’automobile e far presente alla colona che il sasso rischiava di oltrepassare il vetro e centrargli in pieno l’olivastro cranio (a giudicare dalla posizione della crepa sul lunotto), invece tira dritto. Ma sulla sua strada c’e’ un check point.
Soldato israeliano: Che hai fatto al vetro?
Kamal Grande: Sono appena stato colpito da un sasso lanciato da un colono.
Soldato israeliano: Ha fatto bene.
Kamal Grande: Sei un colono anche tu?
Soldato israeliano: Si’.
Tra gentiluomini non c’e’ mai bisogno di molte parole.
L’altro Kamal, Kamal Piccolo, quello di 27 anni, suona il basso nella nostra band reggae.
Non quella italiana, che esordira’ durante le vacanze natalizie in un noto locale di Pescara e il cui bassista Claudio non potrebbe essere rimpiazzato da alcuno.
Ma quella palestinese, una rocambolesca Bob Marley tribute band che porta il tragicomico nome di Ramallah All-Stars.
E’ nato tutto a ottobre, durante una jam session degenerata in Bella Ciao ska ed e’ andata a finire che ieri abbiamo fatto un concerto in un locale strapieno. Di italiani. Beh non solo italiani, anche palestinesi, danesi, tedeschi, americani, brasiliani, spagnoli, canadesi, francesi ed un giapponese a dir poco commuovente che ci e’ venuto a fare i complimenti quando all’una, dopo 3 ore e mezza, abbiamo abbandonato gli strumenti per correre al bancone.
Il padrone del locale ci ha spudoratamente mentito sull’incasso ma ci ha offerto un’altra serata per giovedi’ 18. E qui il giovedi’ e’ come il nostro sabato perche’ il giorno di riposo dell’Islam e’ il venerdi’.
Insomma, oggi non ho la voce, il gatto e’ arrivato in cima al frigorifero da terra con un balzo unico mentre gli mettevo la pappa nella scodella, il lavoro impazza ed entro due giorni dobbiamo trovare un sostituto per il letto su cui dormiamo perche’ venerdi’ torna Fairouz, la proprietaria della stanza che abbiamo squattato.
Gamma mia, fatti capanna…
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Questa e’ la foto del miglior kebabbaro del mondo di cui parlava il vegetariano Stefano nell’ultimo post, scattata da lui medesimo. Da destra verso sinistra (per convenzione araba): Kamal Piccolo, Miglior Kebabbaro del Mondo, Samir, Elena, Semola in preda al panico gustativo, Valentina.